Chi siamo?
la nostra missione
La nostra missione è quella di far conoscere a tutti le straordinarie meraviglie della natura e in particolare lo spettacolare mondo degli insetti e degli altri invertebrati.
Esapolis è oggi anche un importante strumento per la didattica e la ricerca in campo entomologico, e si applica al fine di stimolare una cultura della sostenibilità e protezione della biodiversità in accordo con i principi espressi nella Conferenza delle Nazioni unite di Rio del 1992.
Extraordinary Experiences
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I nostri valori fondamentali
- Conservazione
- Protenzione della biodiversità
- Educazione e ricerca
La nostra storia
Esapolis "Il Museo Vivente del MicroMegaMondo"
Per quello?
Il Museo Vivente degli insetti nasce per mantenere memoria e tradizioni che legano l’uomo al mondo degli insetti. Nel museo questo legame lo si rende evidente con la storia millenaria del baco da seta e delle api, con la storia dell’entomologia legata a quelle delle scienze naturali e dell’approccio dei primi studiosi alla natura.
Il museo costituisce prima di tutto una grande ed unica opportunità di conservare, valorizzare e far conoscere tutto ciò che dal 1871, ha caratterizzato l’attività della Stazione Bacologica sperimentale. Conoscerne la sua storia significa conoscere una gloriosa istituzione padovana che è famosa in tutto il mondo.
Storia della stazione bacologica sperimentale
La Stazione Bacologica Sperimentale venne fondata a Padova nel 1872 per decreto del re Vittorio Emanuele II, su proposta del Ministro dell’Agricoltura, Industria e Commercio. Le spese per la sua istituzione furono sostenute da Provincia, Camera di Commercio e Comune, col concorso del Governo.
Secondo il decreto regio, gli scopi della Stazione consistevano nella ricerca scientifica sul baco da seta e sul gelso, nella confezione e diffusione di uova sane di filugello, nella promozione dell’attività bachisericola mediante scritti e conferenze, nell’insegnamento da svolgersi attraverso esercitazioni pratiche, cui erano ammessi gli allievi.
La sede della Stazione non fu costruita appositamente, ma venne acquistato dalla Provincia un fabbricato che, con opportuni adattamenti, potesse essere reso idoneo all’installazione dei laboratori di ricerca e agli allevamenti. Lo stabile, con fondo annesso, venne poi concesso in locazione all’Istituto Bacologico, da parte della Provincia stessa.
Estensione e trasformazione
Dal 1871 al 1924 la Stazione ebbe sede nell’edificio originariamente acquistato, che si trovava nella centralissima via delle Acquette; la città di Padova, però, si andava sempre più espandendo, sottraendo spazio vitale all’Istituto.
Per questo motivo, durante il congresso serico svoltosi presso la Stazione stessa nel 1922, venne presentato e approvato un piano per una nuova sistemazione.
L’Amministrazione provinciale ottenne un’area per la costruzione dell’edificio al di fuori della città, nel quartiere che oggi prende il nome di Brusegana, lungo la strada che porta da Padova ai Colli Euganei.
La nuova Stazione si compone di due fabbricati: il primo ospita i locali per la direzione e la segreteria, un’aula scolastica, una sala per le esercitazioni degli allievi, un’ampia biblioteca, un salone per la collezione dei bozzoli e delle sete, i laboratori. Il secondo è la bigattiera, formata da undici stanze per gli allevamenti.
Nuove leggi e prosecuzione delle attività
Con l’emanazione della legge №1318 del 1968 la Stazione Bacologica Sperimentale diventa Sezione Specializzata per la Bachicoltura dell’Istituto Sperimentale per la Zoologia Agraria (sempre del Ministero dell’Agricoltura e foreste).
La Sezione Specializzata per la Bachicoltura di Padova possiede due collezioni seriche: quella di Verson, Quajat e Tonon, comprendente campioni raccolti e ordinati per l’esposizione tra il 1871 e 1960, e quella di Ascoli Piceno, che fu invece allestita tra il 1916 e il 1960.
Le collezioni
La prima collezione, detta anche «di Padova», perché nata insieme con la Stazione stessa, si trova in un’ampia sala al pianterreno dell’Istituto. Essa illustra quasi un secolo di storia della bachicoltura italiana, attraverso la variopinta testimonianza dei campioni di bozzoli filati esposti.
E’ dotata inoltre di una collezione di bombici selvatici riguardanti 50 specie di bombici (Bombycidae, Lasiocampidae, Saturnidae). Si susseguono ordinatamente: preparati anatomici, farfalle esotiche e indigene perfettamente conservate, bozzoli, crisalidi, larve.
L’esposizione ha lo scopo di richiamare l’attenzione del visitatore sul fatto che non solo Bombyx mori è in grado di produrre seta, ma anche altre specie di Lepidotteri.
La collezione di Ascoli Piceno, di modeste dimensioni rispetto a quella di Padova, documenta la maggior parte degli studi compiuti nell’Istituto Bacologico di Portici dal 1916 al 1920 e quelli compiuti ad Ascoli dal 1920 al 1958. È ospitata in una sala al secondo piano dell’Istituto a completamento e integrazione della collezione di Padova nella descrizione dell’evoluzione dell’attività bachisericola italiana.
Si riferisce a studi dettagliati che riguardano la selezione di vecchie razze italiane ed esotiche; a razze di nuova creazione (per incrocio e selezione dei nuovi caratteri apparsi); a incroci praticati per il miglioramento della seta.
Uso pratico delle collezioni
Le collezioni ospitate nella sede della Sezione Specializzata per la Bachicoltura di Padova sono utilissime per ricostruire la storia della sericoltura e per descrivere i progressi scientifici ottenuti nel campo della conoscenza della genetica del baco da seta.
Esse testimoniano inoltre l’assidua attività dei ricercatori impiegati presso le vecchie Stazioni Bacologiche, che si dedicavano allo studio del baco da seta con vero e proprio amore.
Tuttavia il patrimonio inestimabile della Sezione è costituito da una collezione vivente di circa 120 razze diverse di baco da Bombyx mori e circa 50 varietà di gelso Morus alba e nigra. Le razze di baco da seta sono allevate ogni anno per la riproduzione e conservazione, mentre alle piante di gelso vengono prestate tutte le cure colturali atte a mantenerle in condizioni ottimali di vegetazione.
Tale materiale è il vero patrimonio da difendere e trasmettere: nulla, infatti, meglio del baco da seta e delle piante di gelso, conserva nella memoria genetica la storia della propria evoluzione.